Tom Lab, etichetta di pop sbilenco lo-fi, sperimentale, a volte anche per le masse, licenzia questo bizzarro prodotto: due sole tracce di circa 20 minuti ciascuna, di kraut rock imbastardito di post rock e perfino doom metal. Poteva venirne fuori una puttanata, invece è un gran disco.
Sebbene io non ami recensire dischi dicendo cose tipo 'una miscela esplosiva che mischia la no-wave reiterativa alla Glen Branca con la spazialità dei Neu, passando per il pop rock à la Pixies ed infine approdando tra le braccia dei Neurosis di Enemy of The Sun', be', il disco è proprio così. Per carità prendete con le pinze la suddetta frase, ma tenete conto che nelle due cavalcate in crescendo del disco trovano spazio davvero spezzoni dai succitati stili, ed il tutto senza mai dare l'impressione di un'accozzaglia mal riuscita. Il richiamo forse più calzante è ai Can, ed entrambi i brani conservano medesima struttura, con intro minimale e crescendo strumentale spezzato da voci spiazanti (urla nel primo, bisbigli nel secondo), per poi crescere fino al massimalismo più assoluto, con tutti i musicisti a darci dentro come indemoniati, sempre però sotto il controllo di una produzione piuttosto pulita ed equlibratissima, che forse salva il lavoro dal divenire il temuto casino.
Certamente comunque meglio l'iniziale Xaxapopya, veloce e tesa e con il suo finale pop, rispetto alla seconda Dead Voices in the Temple of Error, dove il ritmo più rallentato e la voce davvero grind finiscono per rendere l`insieme meno originale.
Ad ogni modo, un ottimo disco.
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