Non tornerò sul fatto che i Piano Magic sono un mio incontrastato amore; chi segue queste pagine lo sa, e sulla base di questo soppeserà il mio giudizio, peraltro non del tutto positivo. Questa prova di Glen Johnson e soci, ormai stabilizzatisi attorno alla line up di cui leggete sopra, lascia in fatti parzialmente delusi i vecchi nostalgici fan come me, ossia tutti coloro che nel confronto tra le prove in studio e le esibizioni live del gruppo ha sempre mal tollerato il forte iato tra una musica che in un primo caso era estremamente eterogena, sperimentale, giocata su rumori concreti ed elettronica unito ad un va e vieni costante di collaboratori, mentre nel secondo vedeva una line-up stabile e di formato e stile rock.
Questo “Part Monster” dunque, licenziato dall`accorta Homesleep (incredibile il numero di etichette per le quali il gruppo ha inciso) strizza l`occhio al pop rock più romantico, lasciando da parte l`elettronica (relegata al mediocre progetto collaterale Future Conditional) ed escludendo la sperimentazione. Esempio ne è la pur bella reprise di Incurable, già uscita su omonimo EP l`anno scorso in una versione meno tirata, più fredda forse, ma di maggiore impatto ed originalità col il suo mischiare l`alluminio ed il nylon delle chitarre con la plastica delle ritmiche computerizzate. Come altri brani cantati da quella splendida creatura di Angéle David-Guillou (qui peratro in disparte), resta comunque uno degli episodi migliori dell`album, unitamente ad episodi affidati alla voce dello steso Johnson, quali England's Always Better, cupa e dark quanto basta, e Saints Preserve Us, tesissima ed enfatica nella migliore tradizione gothic. E` appunto a quest`ultimo genere che rimanda lo stile del disco, tanto da far pensare a bistrattati gruppo quali Clan of Ximox o Dance Society, però ripuliti di quella patina di make up che li appesantiva e - senza dubbio - riammodernati in un veste post-rock.
La mia preferita resta lo strumentale da brivido Great Escapes, che riporta un po` alla indimenticabile (Music Wont Save You From Anything But) Silence, e la leggera Halfway Through con i suoi fiati à la Calexico nel finale.
Difficile, alla fine, dare un giudizio univoco. Il disco è molto bello, all`incirca al livello degli ultimi “The Troubled Sleep” e “Disaffected”, e come questi contiene delle gemme, ma siamo lontani dai capolavori di “Low Birth Weight”. Sono un nostalgico, è colpa mia, non di Glen.
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