I Radiohaed ormai non sbagliano un colpo. In bilico tra elettronica, rock e post, cantautorato, progressioni sperimentali e pop cristallino.
In questo lavoro forse allentano un po` la presa sui lati più innovativi e si lasciano andare a melodie rarefatte (vicine forse ad Amnesiac) e pulsazioni da minimal techno (figlie del lavoro di Thom Yorke solo).
Il disco inanella così l`iniziale delicatissima title track, la struggente Don`t Black Out, l`articolata e potente Trainwreck (che riporta più indietro verso gli esperimenti jazzati di Kid A), Asleep in armor (con le sue chitarre al sapore ormai stagionato del primo disco), la chitarra acustica sporcata dai rumori di fondo di Soggy snow shoes, splendida con i suoi field recordings nella neve. Poi la seconda parte del disco, dove in Tiny house sembra di sentire le Cocorosie in sottofondo, e in Influenza esplode la cassa, rallentata, `à la Idioteque`, fino al capolavoro pop Mountain / Molehill, con tanto di coretto “papparappappà ” irresistibile, che davvero dai Radiohead non ci aspettavamo.
Un attimo... aspetta...
Tiro fuori il CD dallo stereo. Non ha custodia, è un promo nudo e crudo, bustina trasparente, e scritte a mano con pennarello indelebile ci sono solo due parole `Uzi & Ari`. Il nome dei Radiohead non compare da nessuna parte. La label è Own Records, e non EMI.
Merda, mi sono sbagliato!
Scusate. Però dovete perdonarmi, qui tutto fa pensare ai Radiohead. Bravi, sono bravi. Il disco è davvero bellisimo. Non mi rimangio una parola di quanto scritto sopra. E continuo ad ascoltarlo, in primis mandando in repeat questa orecchiabilissima Mountain / Molehill, e poi godendomi anche quello che segue, con la ballatta acustica (ma abbandonata su una bassdrum potentissima) Drowsy, drowsy e la conclusiva Estella, dove una voce femminile, finalmente non speculare a quella di Yorke, ci conduce fuori da questo disco imitativo, ma davvero ben fatto.
E poi, Uzi and Ari avranno pure un decimo dei soldi dei Radiohead. Meglio comprare il loro di disco, o no?
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