Gli udinesi Alfa Box propongono un pop energico dalle notevoli possibilità future.
Attivi dal 2003, il loro è un cantiere ancora parzialmente aperto, questa autoproduzione mostra però elementi sufficienti per un`interessante evoluzione; dipenderà da loro e dalla loro voglia di strizzarsi ben benino in un duro lavoro di affinamento.
Pop dicevo, incastro riuscito di malinconie wave molto ottanta, scatti più danzerecci subsonici, leggera lisergia di tastiere (uno degli spunti più interessanti dell`insieme, la bella linea di S.I.S.D.E.), piace soprattutto il loro esser svincolati da tutto il materiale di quindicesima generazione post-sonica che infesta ed impazza per il paese, di spunti alla Verdena o alla Marlene grazie a Dio non se ne intravedono.
Anzi, piace parecchio quel sano refolo ska (involontario?), che spesso si incontra fra le ritmiche, ora; se decidono di appiattirsi sul modello Susonica non vanno da nessuna parte.
Se al contrario concentreranno il proprio lavoro su di alcune peculiarità del proprio suono; potrebbero dirne delle belle in seguito.
China Disco ne è un ottimo esempio, contagiosa, un gioco di equilibri precari, ci vuole poco per rovinare tutto.
Bello il basso, diviso fra pompa e malinconia, da qualche parte anche un gancio con le schegge ritmiche dei Franz Fredinand (la bella e malinconica Perla Pop).
Mi vengono in mente i Meganoidi secondo periodo, quelli maggiormente intimisti, non è poi un male.
Forse dovrebbero lavorare maggiormente sui testi e la voce, il taglio generazionale s`intuisce, ma non è ancora del tutto a fuoco.
Nel complesso un buon biglietto da visita questo “Metropolitan Meeting”, sbarazzine costruzioni congelate nell`istante di un pensiero complesso.
Benvenuti! (ma subito al lavoro!).
Il piedino si batte; tutto procede per il meglio.
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