Il koto sta diventando uno strumento d`uso piuttosto diffuso ed una specialista come Michiyo Yagi dovrebbe ormai essere conosciuta quasi da tutti. Rinfresco la memoria ricordando che esordì come solista con un disco di solo koto su Tzadik e che in seguito ha fatto parte di numerosi progetti fra i quali va obbligatoriamente ricordato il trio al femminile delle Hoahio (inizialmente con Haco e Sachiko M). Personalmente non conosco invece i suoi due pards, entrambi norvegesi, se non per aver visto il batterista Paal Nilssen-Love in un orrendo concerto del super-gruppone Original Silence. Il trio koto-contrabbasso-batteria è comunque piuttosto inusuale, nonostante non sia proprio originale (*), e sulla carta pare foriero di buone vibrazioni. La kotoista è ormai una performer navigata e sa sfruttare bene le possibilità di uno strumento che riesce a far suonare alternativamente come un pianoforte, come una chitarra e/o come un liuto. Il batterista riscatta ai miei occhi la prova live degli Original Silence (ma in quel caso era tutto l`insieme a non funzionare) e mostra come l`eccessiva `legnosità ` ed i difetti di fantasia mostrati in quell`occasione fossero il risultato di un progetto che non aveva nè una coesione nè una finalità comune (cioè che non esisteva in quanto tale ma solo come sommatoria di più personalità che, in buona parte, parevano essere addirittura inadeguate alla bisogna). Il contrabbassista, senza eccedere, riesce bene a districarsi ed a trovare un proprio ruolo fra questi due poli che sono, a loro modo, entrambi eccessivi e fagocitatori del `primo piano`. I momenti migliori sono quelli in cui la tensione si allenta permettendo al dialogare di farsi più discernibile; con notevoli picchi in Bow Derek (che si rifà all`ultimo Bailey) e Ai No Corrida (che era presente nel disco d`esordio della kotoista). “Live! At Super Deluxe”, in conclusione, è un disco che si fa ascoltare con piacere, pur senza rappresentare nulla di memorabile, e lancia un ulteriore segnale sulla vitalità della Norvegia e del Giappone in ambito di musiche improvvisate.
(*) Ricordo ai lettori quello Miya Masaoka - Reggie Workman - Andrew Cyrille di “Monk`s Japanese Folk Song”.
|