I due corpi morti in questione sono quelli di Andrea Reali e Luca Mauri, membri di I/O e Kokoro Mayikibo (recensione del loro esordio a breve); più che morti io direi di corpi preposti al sacrificio e all`autodistruzione ma ancora pulsanti vita. Il corpo morto, più che altro, potrebbe essere quello del rock, a cui i due riservano un trattamento particolare che ricorda i Royal Trux nei primi fondamentali lavori. Si, lo so, `ballare sul corpo morto del rock` è un`espressione che si è già sentita centinaia di volte, spesso anche buttata lì a cazzo, ma il lavoro di distruzione che questi due milanesi pongono in essere non è da prendere sotto gamba. Il disco nasce sulla base di una session improvvisata a base di batterie, chitarre, percussioni, basso, sax, poi raccolta, sezionata, processata e mixata dallo stesso Luca Mauri (a.k.a. Looke). “Reflect” è un disco di rock mutante, malato, ruvido e sporco, intinto nel garage e maledettamente rumoroso. Come i Royal Trux, i Two Dead Bodies destrutturano il genere, scomponendolo nelle sue parti tipiche e stravolgendone le caratteristiche basilari. Il lavoro in sede di produzione è stato fondamentale nel creare un unico buco nero di suoni stratificati e violenti, come un versione rock dei Morceaux_de_Machines. Assistiamo così a giri garage (più nitidi nella part 4) affogati in un`intricata matassa noise (part 1), metalliche percussioni tribali avviluppate ad affilate diagonali elettroniche (part 2), scampoli di improvvisazione free radicale (part 3), e perfino una ballata sui generis (part 5). Un disco che ci riconcilia con il rock.
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I due corpi morti in questione sono quelli di Andrea Reali e Luca Mauri del giro Ebria e già negli I/O, ma a sentire come suonano sembrano tutto fuorchè morti. La prima impressione di ascolto mi ha riportato alla mente con ferocia i grandiosi God di Kevin Martin, supergruppo dell`era industrial-metal (con parecchi inserti jazz) in cui hanno militato personaggi della caratura di John Zorn e Justin Broadrick. Forse qui non siamo alle stesse vette, e la ferocia è anche molto più stemperata, meccanica, fredda, ma si tratta comunque di un duo dalle grandi potenzialità . Ritmiche quadrate, sprazzi punck-hardcore (quasi rock & roll deviato a tratti, come in Part 1), feedback modulati, voci più che distorte (ma mai invadenti), stasi magmatiche, dissonanze: questa la ricetta dei Two Dead Bodies, che sarà apprezzata sia dai fan di chi oggi impazzisce per Liars e Wolf Eyes, o da chi ricorda con nostalgia i God o il metal schizoide dei Naked City. A differenza di tutti costoro però, qui i ragazzi sono appunto in due, ed è questo che fa gran parte della differenza, regalandoci quindi una musica che alla fine è sì aggressiva, ma anche molto minimale e per questo acquista una certa originalità .
Originalità che trova il suo apice nella conclusiva lunghissima (compresa di ghost `reprise` Part 5, con il suo seducente mantra vocale ed il crescendo di solo basso e charleston. Per quelli che sono i miei gusti, il brano migliore e la strada da seguire nei giorni a venire.
Da sottolineare anche il fatto che si tratta della prima collaborazione tra Bar la Muerte e Afe Records, e che si pone in qualche modo proprio alla stessa distanza tra le proposte musicali delle due, dove l`elettronica della seconda qui fa prevalentemente capolino dei raffinati effetti in fase di mixaggio dello stesso Luca Mauri.
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