Ci occupiamo del nostro `saxista` preferito, in attesa che venga pubblicato "Her Name" su Crouton, ripescando questi due CD non recentissimi, soprattutto il secondo, e comunque ancora disponibili (sicuramente presso Metamkine). Nel bellissimo “Il fiore della bocca” riemerge la sua vecchia ossessione per il linguaggio, ossessione che nello specifico trova sfogo attraverso la ricerca e le registrazioni presso alcuni istituti per disabili. Si tratta quindi di una composizione di musica `concreta`, della quale s`era scritto già nell`intervista fatta ad Alessandro Bosetti da Sergio Eletto (vedi nei nostri archivi fra le righe/spezzoni dedicati alla Bowindo Recordings). E` lecito dare innanzi tutto spazio allo sconforto per il lungo tempo d`attesa che il lavoro ha dovuto affrontare prima di venire pubblicato, è datato infatti 1973, e al doppio sconforto per la constatazione che questa `text sound composition` vede la luce tramite diretta sponsorizzazione della `Deutschlandradio Kultur` (un`altra occasione persa da parte delle strutture italiane operanti nel settore, in barba ad una presunta `unificazione` europea). Il tema conduttore del disco è quello della difficoltà nell`articolazione del linguaggio ai suoi massimi gradi e il risultato è qualcosa di inquietante e morbosamente fascinoso, come un viaggio nei lati malati e oscuri dell`esistenza, che pur ponendosi in un`altra dimensione potrebbe comunque interessare anche i fan di artisti come Carl Michael Von Hausswolff, Sudden Infant e Runzelstirn & Gurgelstock. L`aspetto che più entusiasma sta nell`assenza di scollatura fra la concettualità dell`opera e la sua realizzazione concreta, in grado di concedersi attraverso una musicalità fluida e mai scontata, e in tal senso “Il fiore della bocca” rappresenta un evidente passo in avanti rispetto al pur pregevole “Pinocchio” del 2002.
Bosetti, alla base di tutto, pone una propria tesi sull`incomprensione, e aggiungerei che paradossalmente tale incomprensione è tanto maggiore quanto più il livello del linguaggio è complesso.
Si introduce così il secondo disco che ripropone il tema della comprensione/incomprensione, volendo essere visionari, ma questa volta sotto forma di dialogo fra il linguaggio musicale di due strumentisti piuttosto affini... quasi gemelli, direi, dal momento che entrambi sono partiti da un minuzioso steve-lacy-smo per sviluppare in parallelo propri linguaggi più criptici e/o autistici. Il linguaggio musicale, infatti, è indubbiamente molto più vicino al linguaggio disarticolato dei disabili che non al linguaggio comunemente parlato e/o scritto.
Incredibilmente, a dispetto di ogni previsione, questo CD è molto più ostico dell`altro, seppure la sua realizzazione abbia presentato con buone probabilità un numero minore di difficoltà . La registrazione è avvenuta, non meglio specificatamente, a `Castelmaurou on the floor`, ma il fatto che sia stata effettuata dall`esperto in registrazioni ambientate Pierre-Olivier Roulant, oltre alle idee già manifestate in proposito da entrambi gli strumentisti, fa pensare a tutto un minuzioso lavoro di ricerca sulla diffusione del suono nell`ambiente e sulla sua ricezione. A conferma di quanto già scritto sopra il dialogo fra i due funziona alla perfezione, cioè la comprensione è quasi assoluta, e non sono affatto certo che in un dialogo a parole sarebbero riusciti ad ottenere lo stesso risultato.
Due CD caldamente consigliati ai fan del sassofonista italo-berlinese e a coloro che sono intrigati dalle sue metodiche di lavoro, ma l`ascolto del primo non farebbe male neppure ai suoi detrattori (se ce ne sono...)... chi sa che non possano ricredersi.
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