“...sono capace anch`io di fare un disco così”. Questo il più probabile commento di genitori, nonni, zii o parenti varii all`ascolto di tanti dei dischi che sono stato solito sentire negli ultimi 15 anni.
Difficilmente i quaranta minuti di virtuosismi della 12 corde di James Blackshaw potrebbero suscitare una simile reazione. Sebbene non si tratti di un disco particolarmente originale, forse perfino un po` sixties (ma la qualità del suono è fantastica), questa lunga cavalcata strumentale in quattro parti costituisce una prova entusiasmante, anche al di là della tecnica dell`autore.
Non sono certo un fan accanito dei virtuosi di nessuno strumento, e dunque questo disco mi entusiasma soprattutto per la capacità di saper essere anche altro, ossia un fiume di note e stati d`animo.
Emozionante, trascinante, ben fatto e ben registrato, peraltro dal vivo, in un concerto a Göteborg nel 2006. Avrei voluto esserci.
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