Sono passati cinquant`anni dai primi brani per solo batteria, o per ensemble di sole percussioni, architettati da Max Roach e Milford Graves, e ne sono passati una quarantina da quando Z`ev ha iniziato a calcare i palchi ma, nonostante quasi tutti i compositori contemporanei abbiano scritto uno o più brani per sole percussioni, nei confronti di questo tipo di approccio continua ad esserci diffidenza, incomprensione, rifiuto.... Vengono spesso osannati noiosissimi lavori per solo chitarra mentre ai dischi di solo percussioni è riservato, al massimo, uno spazio fra le curiosità . La stessa cosa avviene a livello di programmazione concertistica: qualsiasi strimpellatore - anche se è soltanto l`ennesima copia della copia della copia di... - riesce a trovare uno spazio per esibirsi, mentre è piuttosto arduo riuscire ad assistere ad un concerto per soli strumenti a percussione. Non è difficile individuare, dietro a ciò, un chiaro atteggiamento eurocentrico (e in quanto tale razzista) che coinvolge anche coloro che si fregiano, come fiori all`occhiello, di musiche quali il blues, il soul, il funk e l`hip-hop.
Ecco a voi due CD che - se siete annoiati dalle solite chitarre o dalle solite voci che, sempre con lo stesso tono, si lamentano per qualcosa o tentano di raccontare qualcos`altro - potrebbero fare al caso vostro e potrebbero farvi ricredere, rimuovendo quei pregiudizi atavici così difficili da sradicare.
L`elvetico Christian Wolfarth non è nuovo a questo tipo di proposte, avendo già alle spalle sia dischi in solitudine sia dischi in coppia con Franz Aeschbacher (un altro batterista svizzero). Il suo approccio è logicamente prossimo a quello di altri batteristi europei (fra i quali segnalo il norvegese Ingar Zach) e si riflette nella tradizione del nostro continente, sia quella rappresentata dalla prassi strumentale di Paul Lovens sia quella rappresentata dagli studi sulle microfonazioni di Stockhausen. Ma, accanto a ciò, è possibile leggere di altri interessi, come quello per le musiche ripetitive o quello per i feedback, che hanno proprio in Svizzera un agguerrito drappello di apostoli (da citare Jason Kahn e Günter Müller, anche perchè il CD “Drumming” su Creative Sources è registrato proprio da un trio comprendente i due più Wolfarth). “Wolfarth” è centrato su suoni continui, dronici, e crea l`impressione di essere il frutto di una ricerca intrinseca, cioè volta a sintetizzare quanto avviene all`interno degli strumenti - sonoramente... s`intende! - se pure una certezza in tal senso potrebbe derivare solo dalla conoscenza delle pratiche utilizzate dal percussionista nel registrare il CD.
Anche Toshiaki Ishizuka, che qualcuno ricorderà come batterista dei Vajra, non è nuovo a cimentarsi con lavori di sole percussioni; questo è, infatti, il suo terzo album in solitudine che fa seguito a “Kaze no Yami” del 1991, ormai introvabile, e a “In The Night” del 1999. Due brani di “Kaze no Yami”, a guarirne parzialmente la cronica irreperibilità , sono stati recuperati e inseriti, insieme ad altri tre nuovi di zecca, nella scaletta di “Drum Drama”. L`orientamento del giapponese si differenzia da quello dello svizzero, e la presenza della tradizione nipponica appare più che evidente nella sua musica, sia nei flebili giochi di risonanze sia nelle ipnotiche coreografie sciamaniche. L`impressione è quella di una ricerca sul suono estrinseca allo strumento, volta a sintetizzare quanto avviene in aria, nell`ambiente, in una sfida dai forti richiami ancestrali.
Due modi diversi, ma egualmente affascinanti, di rapportarsi ad un kit di strumenti / oggetti da percuotere nell`anno di grazia 2006.
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