Autore disco: |
Felix Werder |
Etichetta: |
Pogus (USA) |
Link: |
www.pogus.com |
Formato: |
CD |
Anno di Pubblicazione: |
2007 |
Titoli: |
1) Banker 2) The Tempest 3) Oscussion 4) V/Line |
Durata: |
78:42 |
Con: |
Felix Werder, Keith Humble, John Seal, Jochen Schubert, Dennis Henning, Peter Mumme, Warren Burt |
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Severe Composizioni |
x Marco Carcasi |
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Settantotto minuti di soddisfacente ed intrigante conoscenza quelli che ci dona la benemerita Pogus.
Felix Werder è nato a Berlino nel 1922, suo padre era cantore e compositore presso la sinagoga della città nonchè membro del circolo Schoenberg.
Attirato dai suoni liturgici composti dal padre, comincia a seguirne le orme fin da piccolissimo con curiosità onnivora, fin quando nel 1935 la sua famiglia, causa la crescente persecuzione nazista nei confronti degli ebrei, è costretta a trasferirsi a Londra; dove Felix si dedica allo studio della musica e dell`architettura.
Successivamente allo scoppio della seconda guerra mondiale Felix ed il padre si trasferiscono (insieme ad altri duemila ebrei tedeschi) in Australia, dove purtroppo, vengono internati come prigionieri politici all`interno di un campo di detenzione.
Ed è proprio durante quel periodo buio che sboccia il talento compositivo di Werder, la mancanza di strumenti musicali e di apparati riproduttivi fa germogliare nel giovane Werder, una particolare indole espositiva basata su di un sottile gioco di apparizioni traslucide impalpabili, quasi un`offensiva strategica della memoria, corsi e ricorsi storici che si emulsionano uno dentro l`altro per poi scomparire all`orizzonte.
Onnivoro per indole, si abbandona senza preconcetti all`universo contemporaneo ed improvvisativo innestandolo sul corpo vivo di certa musica liturgica (una particolare, atipica; ricerca dei suoni).
Diventa una delle figure di spicco della musica di ricerca australiana fin quando (metà anni settanta circa...) non decide di abbandonare l`elettronica per dedicarsi alla composizione acustica.
Il contatto stabilito (grazie alla Pogus) con il lavoro del compositore, comprende brani originariamente dati per dispersi nella loro forma originaria (Bunker ed Oscussion), ed estratti successivi.
Stupisce ed affascina il suo lavoro, organicamente connesso ad altri pionieri del campo (la Oliveros elettronica tanto per dirne una), un`espressione complessa che gioca a nascondino con il silenzio, una particolare grazia contorta espositiva che, idealmente, rivela contenere germi sviluppati qualche anno più tardi da certe freakerie kraute di notevole spessore (giuro, che alcuni passaggi si potrebbero considerare materiale tratto da “Affenstunde” dei Popol Vuh).
Ok, è il segno tangibile che realmente è esistito un tempo in cui il sentire era globalmente comune.
I 4 lunghi brani raccolti in questa occasione, si rivelano essere, porte socchiuse su stanze buie dove, all`interno, leggeri movimenti mutanti generano un sinistro stridore.
Bunker ingloba uniformemente strappi elettronici e stiramenti acustici, The Tempest è elettronica in tutto e per tutto, un dentro/fuori la soglia del sogno/incubo, Oscussion ripropone la formula elettronico/acustica concentrandosi sull`aspetto percussivo, filamenti leggeri impro/jazz a dialogare con le cupe circumnavigazioni effettuate dai synth, V/Line è il brano più recente (1992) e probabilmente il più debole della raccolta, orchestrale rincorsa per archi e computer che nulla di particolare aggiunge.
Ottima e complessa raccolta nel suo insieme.
Una sorpresa.
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