Chew-Z era la droga, nuova, spacciata ai coloni terrestri su Marte, la via di fuga più semplice dall`esistenza ripetitiva e noiosa condotta sul pianeta rosso, quello era Philip K. Dick; “Le Tre Stimmate Di Palmer Eldritch”.
Ora:
La neonata netlabel Chew-Z si pone come intento, l`improbo compito di dar voce e spazio a realtà alternative dalla difficile collocazione.
Meritevole operato, questo loro (primo) manifesto artistico tuttavia si muove lungo coordinate sonore piuttosto gradevoli ed abbordabili che; marginalmente si intersecano con segnali più ostici.
Fabio Battistetti e Daniele Pagliero passano al setaccio un reticolo omogeneo di suoni che si fregia di qualche notevole perla acustica.
In generale il canovaccio espresso è quello di un`elettronica ambient leggermente sperimentale e, dalle forti propulsioni/derivazioni indie.
L`ascolto procede lineare e senza ostacoli con qualche perla per l`appunto, l`anima kraut a fior di nervi dei 3EEM (continuate cosi ragazzi!), la delicatezza in bilico, shoegazing digitale dei Japanese Gum, l`attacco frontale noise (molto lisergico) dei Die Stadt Der Romantische Punks di Jukka Reverberi dei Giardini Di Mirò, l`atmosfera malsana fra analogico e digitale vagamente Scorn proposta da Lo Dev Alm (dove troviamo Daniele Pagliero), il buio imprigionato dentro una spiccata sensibilità quasi jazz dei Satan Is My Brother (uno dei brani migliori! Misterioso e malevolo); ed ancora:
( r ) dei Larsen alle prese con seducenti ricami ambientali isolazionisti, Madame P ed il suo balbettante autismo folk che prima o poi esploderà lucente (speriamo), 9cento9 di Marco Milanesio (DsorDNe) che vaga e ingloba ambient e progressioni ritmiche notturno/anfetamina con grattugia di chitarre su uno sfondo da New York al calar del sole; Mannypol (progetto elettronico solista di Paolo Dellapiana; sempre dai Larsen) che vagola fra loops soffici come nuvole ed un`incantevole aurea celestiale a permeare il tutto.
Chiusura/sutura con gli Ur che devastano la leggiadra pasta sonora fino ad ora trattata (irsute metodologie industrial mixate abilmente con furori kraut...).
A questo punto ci si accorge di esser giunti alla fine dell`ascolto; conclusione:
“First Aid Kit” è un ottimo biglietto da visita, variegato e sufficientemente intrigante, non lesivo ed ingombrante, scorre via con piacevole rilassatezza (cosa da non sottovalutare di questi tempi...); per le pulsioni maggiormente sperimentali e spigolose ci sarà tempo e spazio nel futuro prossimo venturo.
Fatevi un giro sul sito dell`etichetta.
Dai che vi costa?
Benvenuta Chew-Z!
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