Avevamo già parecchio apprezzato il precedente “Off”, album del 2006 che purtroppo non ha avuto la diffusione che avrebbe meritato, e non restiamo certo delusi da questo suo seguito, nonostante, come il suo predecessore, abbia come incipit la traccia più spiazzante, con i suoi tamburi dall`incedere quasi new wave. Amano forse portare fuori pista gli ascoltatori, i bravissimi Airportman, poichè ad un brano del genere (teso, vagamente scoordinato, un po` cupo) fanno seguire una serie di ballate tra il blues sognante di Heavy Keys e l`acustica Eve, con le sue tastiere quasi da quei Cure delicatissimi di “Seventeen Seconds”. Ma i riferimenti per trattare questo quartetto possono spaziare tra artisti molto diversi, basta che di essi se ne prenda in considerazione i momenti più delicati ed intimi: da Ry Cooder al Pat Metheney di “One Quiet Night”, fino a certi esponenti del rock semi-acustico di oggi, Smog o Songs-Ohia in primis. Rispetto a questi ultimi, ad ogni modo, l`attenzione verso il dettaglio dei singoli intrecci di accordi qui è forse maggiore, dato anche che le tracce si conservano sempre strumentali (se si eccettua una `voce dell`aeroporto`, femminile e filtratissima, che fa da - perfetto - legante tra i brani). *
Un solo grosso difetto inficia, in parte, il giudizio del disco: una produzione davvero forse non sufficientemente attenta ai suoni ed un mixaggio poco equilibrato (scompaiono quasi molte delle basse frequenze). Un vero peccato, per un disco che meriterebbe un pubblico molto vasto ed una produzione ricca. La cosa notevole è che, nonostante questo, se nell`ascolto si abbandonano le fisime perfezioniste e ci si lascia andare alle note delle chitarre acustiche, agli inserti di quelle elettriche (ma sempre dagli effetti molto misurati), alle rarefatte percussioni ed ai rumori di fondo, non si può evitare di sentirsi rapiti da questo “Rainy Days”.
Il mio desiderio è che gli Airportman finiscano tra le mani di qualche produttore esperto che ne sappia valorizzare le grandi capacità . Di dischi come questo, dalla disarmante semplicità ed al tempo stesso così belli e facili da ascoltare, se ne sentono pochi. Davvero, ho ascoltato questo disco con la pioggia, come suggerito dal titolo, ma anche con il sole, di giorno, di notte, al mattino, alla sera, mangiando, leggendo, oppure non facendo nient`altro che sentire.
* La parentesi all`interno della quale ho racchiuso questa frase non rende la dovuta grazia a questo elemento vocale, affidato a Rossana Johnson, tanto è vero che costituisce parte integrante del disco uno scabro foglio A4 che include i testi, piuttosto poetici e mai pretenziosi, in italiano ed inglese.
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