52 settimane non danno che 13 gloriosi movimenti; poco importa che in fondo non si tratta di 52 pezzi; i giorni rinverdiscono eppure sono continuamente minacciati dalla loro stessa sparizione e così questi momenti quotidiani non sono altro che l'angoscia del tempo messo di fronte alla sua differita. I Tazio & Boy sanno cosa significa differire: rimandare un disco, così come le altre meravigliose produzioni della loro My Litle Cab, per 4 tomi, come si trattasse di quattro testi separati, ma che in fondo spiegano lo stesso argomento: la vita, l`amore, la crescita, le foglie, il nord. E` un immaginario molto stralunato ed intimista: tutte le produzioni sono avvolte in una lettera di quelle colorate ed incise a mano con etichette ed adesivi strambi e quella che si chiama Boy è una donna, mentre Tazio è quel lui la cui voce ricorda in modo impressionante Bill Callahan, prima che come un alieno trasmutasse nel Lou Reed versione Cowboy. Così si presenta il primo dei tre dischi qui presentati, monomicroscopio di un`integerrima quanto snaturata propensione alla bellezza che Tazio & Boy, e talvolta solo Boy, si ostinano a presentarci in queste carte da lettera; lettere che andrebbero spedite soprattutto senza destinatario, perchè in effetti sono gesti crepuscolari e forse non ci appartengono perchè questo ciclo ricorda fornelli, scale di un appartamento in penombra, e forse l'immagine di un inverno senza movimento che come è fatto di ghiaccio così è fatto d'erba. "Come vivrò adesso?": sembra il risentimento di un'amata al suo amante ; le stagioni continuano ma resta intatto lo sguardo impulsivo di quel gesto che si ricorda, l'immagine talmente inadatta che il tempo recalcitra dietro i suoi movimenti naturali: Tazio & Boy hanno provato a lungo questa stagione indelicata delle piccole cose dietro piccoli gesti. Sembrano miniracconti di Grace Paley questi: le lampare, strade desertiche di montagna, un piccolo cigno forse sulle acque e due persone in auto che viaggiano chissà dove ma solo perchè hanno voglia di muoversi stando fermi senza sapere dove andare. E la voce cambia perchè la tristezza è l'immanenza incancellabile del tempo che fa dell'agonia il momento più ironico di se ed occorre addentrarsi perchè i 13 pezzi che compongono questo disco o sono figli europei di Smog oppure sono l'immortalità lacerata di Barrett; ma anche il caro estinto Drake sa che questa fuliggine non è altro che un'alternativa all'aurora che ripiega sogni sommersi, sconcertati e favolosi. Raramente nella mia vita ho provato tanta ammirazione per un manipolo di strumenti suonati in questo modo così sottile, dosato e fragile. Nelle note del disco c'è la volontà espressa di somigliare ad un punk rock band; un tentativo parsimonioso perchè recalcitrante di qualunque logica imprenditoriale, oscena o fasulla, in quanto ogni brano davvero è la scommessa della continuità ; nessuna interruzione funzionale, nessun emblematica fuga: solo emozioni ignote, passaggi profondamente lirici ed armonici.
Le pagine dei pittori sono pagine frastagliate di memorie orribili e percorsi indicibili: anche queste note di Winterland, la città del freddo, sono ispessite di momenti notturni, allucinazioni da grido ed emozioni adolescenziali. I Tazio & Boy stanno scrivendo il terreno della verginità : è qualcosa che concerne le nostre prime esperienze sessuali viste da ora, un'orchestra di scambi che non s'innestano sulla logica della permutazione, non hanno attendibilità ma vacua sostanza mnestica e tuttavia è la loro debolezza che li produce e che di questa raccolta ne fa semina. Hurricane è attraversato da pianoforti e da una voce che diventa davvero insostenibile e cosa può ricordare o definire se non le stesse parole al Tu che vengono pronunciate nella Modificazione di Butor. Tasti del piano che vengono sfiorati e dentro la loro grana frastagliata e gli uccellini in lontananza si snodano come dei capelli lunghissimi sugli occhi minuscoli di un volto, che a stento, ma senza alcuna intenzione di farlo, si preoccupano del freddo che c'è fuori, e così il suono diventa una corsa nella notte. Un nero consolante, protettivo, avvolgente che rappresenta l`altra faccia dell`esistenzialismo accettabile di molte opere che lavorano nella direzione della vita e della poetica. C'è una deliberata atmosfera di seduzione maldestra e comunque ossessiva tipica di film come "La conversazione". Questo gruppo, molto più vicino ai Low di quanto ci si possa immaginare, conduce ogni episodio personale quasi che si trattasse di un delitto da nascondere e di un corpo da sotterrare, come un walzer lentissimo e calibrato; questo li rende unici! Sarebbe impossibile, vista la straordinarietà di questi singoli diamanti trovare qualcosa di supremo rispetto a tutto il resto, sicuramente stiamo tra gli autunni smorzati e dolenti dell'ultimo Film alla musica da camera priva di finestre dei Navigator o dei Best Boy Electric.
"Norfolk motel" di Boy (qui in veste solista) si apre come uno dei brani più autunnali della musica da camera, su tutto il disco imperversa l'ombra di Satie, un certo retaggio folk dei dischi di Joan Baez, e certe atmosfere marziali che restano comunque eleganti e centellinate. E` forse dei tre, questo, il disco più vicino alla romantica dark, e meno spoglio ed evocativo dell'intera discografia del duo. E forse del lotto è il cd meno particolare ma forse per questo quello più adorabile. Spero che in futuro, un gruppo come questo, possa uscire su un'etichetta di quelle che lanciano artistucoli mezze seghe in un giorno, dal momento che se dischi come Mi e L'au suscitano interesse non vedo come una discografia altrettanto fitta e curata come questa non possa guadagnarsi il suo pubblico. Consiglio di comprare i dischi, ad occhi chiusi, direttamente all'etichetta. In rete non li troverete, e sborsare un po' di soldi per piaceri così importanti come questi conviene poichè conviene prendersi cura di sé!
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