Fate largo signori!?!! Teiji Ito (nato a Tokyo nel 1935 a Tokyo e morto ad Haiti nel 1982) era uno sperimentatore sonoro con la A, la B, la C... la Y e la Z maiuscole, per limitarsi al nostro alfabeto, che agiva fra improvvisazione, musica concreta e world music. In vita non ha praticamente pubblicato nessun disco, pur lasciando ai posteri un archivio incommensurabile al quale attingere e dal quale (soprattutto per iniziativa di Steve Peters e Guy Klucevsek) stanno venendo fuori gioielli di valore inestimabile, dapprima grazie alla benemerita ¿What Next? che nel 1997 diede alle stampe “Music For Films and Theater”, un CD che raccoglieva due brani degli anni `50 composti per la regista sperimentale Maya Deren (che fu anche sua moglie) ed un terzo brano più recente composto per un lavoro teatrale di Christopher Hampton, e venne poi il turno della Tzadik che, nel 1998, diede alle stampe “King Ubu”, un CD che conteneva le musiche composte nel 1961 per una rappresentazione teatrale della piece di Alfred Jarry. Questo nuovo CD messo in circolazione ancora dalla Tzadik contiene un unico brano - la suddivisione in 6 piste è solo una questione di praticità - che non sembra legato ad alcuna altra forma espressiva, e dovrebbe quindi essere testimonianza del musicista tout court, consegnandoci così oltre 50 minuti di autentica meraviglia, intorno al cui ascolto gioire, capire e riflettere. In “Tenno”, come sua consuetudine, Teiji Ito fa tutto da solo, suonando strumenti provenienti dai quattro cantoni (le note di copertina ne riportano ben 37), e facendo anche uso della voce, di giradischi, di elettronica primitiva, di registrazioni d`ambiente e di non meglio definiti effetti sonori. La musica sacra haitiana delle cerimonie vudù, appresa dal maestro percussionista Coyote, si miscela con gli imprinting derivanti dalle tradizioni africana e giapponese, dalle esperienze sciamaniche presso i nativi americani e/o alcuni popoli asiatici e dalle nuove musiche/tecniche figlie della decadenza occidentale. Chiaramente viene fatto uso di sovraincisioni e il lavoro di missaggio dei materiali, e il gusto con il quale viene effettuato, tenendo anche conto che l`uomo ha impastato il tutto nel suo laboratorio personale, rispetto allo stesso valore dello strumentista appare ancor più come la cosmesi di un bardo extraterrestre. Il risultato è un flusso che chiamare musica sarebbe estremamente riduttivo, chè questa è linfa vitale, acqua per gli assetati, ossigeno per i polmoni, è un mantra psichedelico e, con 'l`altro Cap' dei Maher Shalal Baz, è il mio top del momento.
E pensare che sto qui a sbattermi quotidianamente per stabilire se è meglio il nuovo CD di pinco pallino o quello dell`ennesimo signor nessuno!!!! Comprate i dischi di Teiji Ito, di Moondog, di Harry Partch e di tutti gli artigiani senza tempo (o dei `protettori delle cose fragili`, come si definisce lo stesso Ito), e andate in culo al mondo...
|