La Ghost Boz è una piccola realtà vissuta per un certo periodo a `pane e acqua` (leggasi CD-R). Con il penultimo disco ha finalmente raggiunto il traguardo del CD (se pure un 3 pollicino) ed ora, con questo “The Owl`s Map”, si cimenta finalmente sulla lunga distanza. Nel frattempo è arrivato il `principe azzurro` (leggasi “The Wire”) che ha dedicato alla piccola `cenerentola` ben otto delle proprie preziose pagine e ne ha fatto `un caso`. Stando così le cose un futuro principesco è certamente assicurato. Meritatamente, aggiungerei, perchè se è pur certo che l`abito non fa il monaco (la Ghost Box si è distinta fin dall`inizio per una produzione medio-alta) è altrettanto certo che un abito ben curato è di per se una buona chiave in grado di aprire numerose porte.
I gestori del piccolo marchio sono due: Jim Jupp (Belbury Poly) e Julian House (The Focus Group); il secondo, anche grafico, ne ha determinato fin dall`inizio l`immagine attraverso il suo tratto stilistico. La linea sonora è invece delineata dalla passione per entrambi riguardo a storie e film dell`orrore, per le tradizioni popolari britanniche (e non solo) e per la musica elettronica.
“The Owl`s Map” di Belbury Poly, quindi, appartiene al primo dei due. Il disco (essenzialmente strumentale) si presenta come se fosse un capitolo di una più ampia guida alle leggende e al folklore delle piccole cittadine e dei villaggi inglesi, portando gli ascoltatori nella fantastica Belbury ed offrendo nelle note di copertina mappe e informazioni turistiche utili agli improbabili visitatori. Come classificarlo? Immaginate una locanda nella campagna inglese con alcuni viandanti seduti intorno al caminetto: Gold Frapp, un giamaicano di Brixton, un marinaio coperto di tatuaggi e piercing, un giullare di corte, un alchimista elettronico, un Dj di Bristol, un tedesco arrivato in `autostrada`, Momus travestito da Serge Gainsbourg e Serge Gainsbourg travestito da Momus, un emulo di Morricone ed uno di Dario Argento, un vecchio druido, e un`orchestrina del sabato sera (con scacciapensieri, organetti e tastierine elettroniche) che suona nel sottofondo. Immaginate che ognuno abbia da raccontare una storia e che tutti gli altri lo interrompano via via per fare domande e aggiungere dei particolari o lo accompagnino unendo i propri strumenti ed il proprio mood al sottofondo dell'orchestra, il tutto sotto la stella del Syd e nel segno dell`acquario. Riuscite ad immaginare tutto ciò? Sì! Bene, è fatta. Associate all'ascolto la lettura di “Alla Giamaica” scritto da Daphne Du Maurier e bagnate il tutto con un buon boccale di birra.
Niente d`immortale, sia chiaro, ma neppure Napoleone lo era.
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