Lukas Simonis è un chitarrista e sperimentatore olandese attivo nell`area 'rock e derivati' quanto in quella dell`'astrazione sonora': a tal`ultimo fine, gingilli elettronici, improvvisazione, oggettistica varia e field recordings. “Stots” è un album indubbiamente pieno, massimalista, che tende alla saturazione dello spazio sonoro, occupato principalmente da un utilizzo 'smodato' e alla cazzo della chitarra. Tra un Keith Rowe e un Derek Bailey, Lukas Simonis sembra più convincente quando si avvicina alla sensibilità di Rowe, cioè quando tratta la chitarra come oggetto sonoro, mentre, (ma questo è un problema del tutto personale), poco efficaci sono le sue pseudo-escursioni nello spazio del temperamento, a quanto pare oggi anch`esso, precarizzato dal dilettantismo allo sbaraglio trito e ritrito come post-gltich-kitsch-moderno del death contemporaneo core straight e salcazzo. L`album non eccelle quindi per la qualità delle improvvisazioni, tuttavia appare molto ben curato sotto l`aspetto della produzione (e questo appare un altro problema piuttosto generalizzabile a molta della recente produzione `sperimentale` laddove ad una effettiva competenza professionale per la produzione ((l`hi-fi del low-tech. insieme ad edit, mix e mastering accuratissimi)) sembra non corrispondere una qualità della proposta musicale). Abbiamo detto un album `massimalista`, saturo, che offre, al contrario, i suoi momenti più interessanti in quelli minimali, più contenuti; soprattutto quando gli harmonizer non sono settati a paperino, STOTS offre alcuni momenti godibilissimi come le tracce 5 6 8 e 11. L`album gira, per radio l`ho ascoltato l`altra sera, il nome pure, le collaborazioni, numerose del nostro, anche; ma a questo punto emergono difficoltà di comprendonio della tutela e diffusione di siffatta produzione musicale.
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