La Low Dinamic Orchestra è un collettivo di avanguardia svedese che per questo disco, risultato di un concerto tenuto a Stoccolma nel 2003, ha inglomerato dentro di se il nostro Stefano Scodanibbio, quotato bassista e compositore di fama internazionale (ha suonato tra gli altri con Scelsi, Frith, Bussotti, Sciarrino, Terry Riley). Il disco, dicevo, è tratto dalla performance tenutasi al New Music Festival, prestigiosa occasione per gettare un ponte `nuovo` tra le tendenze legate all`improvvisazione e quelle legate alla musica contemporanea d`avanguardia. Nascono così sei improvvisazioni originali da porre accanto a sette rivisitazioni di composizioni di gente del calibro di Mats Persson, John Cage, Cornelius Cardew e dello stesso Stefano Scodanibbio. Presuntuoso da parte loro? Assolutamente no. Il collettivo, dall`impronta prettamente acustica (percussioni, piano, harmonium, cello, liuto, chitarra e contrabbasso), ha il doppio pregio di risultare rispettoso verso gli illustri maestri e tuttavia aperto a dare libero sfogo alla creatività dei cinque musicisti coinvolti soprattutto quando si tratta di liberare il proprio spirito in performance personali. Dall`ascolto emerge, infatti, in maniera preponderante l`amalgama tra le composizioni originali e quelle rivisitate, compiuta senza lo sgradevole rischio di creare un brusco spaccato tra le sezioni (magistrale per intensità il passaggio che porta dalla Tretise di Cornelius Cardew alla Improvisation 9), ma dimostrando invece come sia naturale e consequenziale l`incontro tra improvvisazione e composizione, tra letture del passato e visioni del futuro. Veramente convincente.
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