Da membri di Osso Exòtico (David Maranha e Patrìcha Machà s) e Minit (Jasmine Guffond e Torbert Tilly), ecco due improvvisazioni di circa venti minuti ciascuna tra organo hammond, violino, harmonium, piano ed elettronica, dove è certo quest'ultimo elemento, visti anche i pesanti trattamenti riservati agli altri strumenti, ad emergere. Free jazz forse, nell'attitudine più che nella forma che poi assumono i suoni, che fanno pensare al Jim O'Rourke di "I'm Happy and I'm singing..." e anche al Fennez più estremo. Come in loro, anche qui però la componente melodica, emotiva, sentimentale addirittura, emerge e si fa sentire. Nessun tecnicismo fine a sè stesso, nessuna autoindulgenza: ogni singolo suono è sparato fuori con carica emotiva e pathos degno dell'opera. Un primo brano più sommesso, ed un secondo più lirico e denso accompagnano per quarantaquattro intensissimi minuti giocati sugli intrecci di frequenze medie ed alte, con qualche diradato profondissimo basso a fare talvolta capolino. Il flusso è ininterrotto, densissimo, continuo e teso, ma mai estenuante, ovviamente per chi è abituato a questo genere di musica sperimentale. Ma per chi invece in questo ambito è stufo di sperimentalismi sterili che lasciano quasi del tutto da parte il lato emotivo di questa che è pur sempre musica, Organ Eye è un disco da avere a tutti i costi.
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