Il disco in questione mi è stato passato da un`altro dei collaboratori di SandS-zine in quanto più vicino ai miei ascolti che hai suoi. Quando me lo ha dato, gli ho chiesto se lo aveva ascoltato e che ne pensava. Ha risposto `è un disco dei Tarwater`, il che spiega l`occhiello lapalissiano di questa recensione.
Con questo voglio dire che in effetti quello del duo tedesco è ormai uno stile più che riconoscibile e testato in anni di dischi che difficilmente deludono o sorprendono. E` appunto anche il caso di questo “Spider Smile”, disco gradevolissimo nelle sue volute di pop elettronico a volte vagamente inquieto (Witch Park), in altre cristallino e un po` ammiccante (World of Things).
Pochi gli scarti quindi con i lavori precedenti, rispetto ai quali, forse, quest`ultimo soffre un po` di scarsa ispirazione: mancano i passaggi malinconici che avevano reso speciale “Dweller of the Threshold” (anche se le chitarre acustiche di A Marriage in Belmont fanno sognare), e la vena più sperimentale dei primi lavori come “Silur”.
Da segnalare la metronomica ma degna del passaggio radio in heavy rotation When Love Was the Law in, Los Angeles e l`anomalo pezzo quasi EBM Easy Sermon, forse momenti migliori del disco.
Delude la cover di Sweet Home Under White Clouds: complimenti per la scelta dei Virgin Prunes, ma la riuscita è molto pallida se confrontata con lo stesso tentativo fatto sugli Swans di qualche anno fa.
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